La misteriosa storia del tango argentino

« Il tango non è maschio; è coppia: cinquanta per cento uomo e cinquanta donna,
anche se il passo più importante, l’ “otto”, che è come il cuore del tango, lo fa la donna.
Nessuna danza popolare raggiunge lo stesso livello di comunicazione tra i corpi:
emozione, energia, respirazione, abbraccio, palpitazione.
Un circolo virtuoso che consente poi l’improvvisazione. (Miguel Ángel Zotto) »

Prima di cominciare questa breve storia, è bene precisare che il tango (argentino o rioplatense) ha sostanziali differenze rispetto al tango Europeo (per intenderci, quello che si balla nelle sale di liscio).

Nel tango argentino (d’ora in avanti solo tango) la coppia comunica attraverso il corposcambiandosi costantemente sensazioni ed emozioni; l’evoluzione del ballo non è codificata, ma cambia di volta in volta, secondo la sensibilità e l’estro dei ballerini.

Se frequentate per la prima volta una milonga (la sala dove si balla il tango) resterete colpiti dal fatto che ogni coppia si muove in maniera decisamente diversa.
Durante la serata avrete difficoltà a ritrovare le stesse figure e sarete portati a credere che il numero di passi sia grandissimo. Questa sensazione non è del tutto errata, in quanto ogni coppia può costruire nuovi passi a partire da un limitato numero di elementi e questo in effetti avviene regolarmente durante il ballo anche fra persone che non si sono mai incontrate prima.
E’ questo che rende il tango una danza davvero imprevedibile, complessa, divertente e appassionante.

Non si deve però dimenticare che il tango è anche musica. Musica suonata dovunque con gli strumenti più disparati, ascoltata in bettole malfamate o in lussuosi teatri, cantata per le strade da voci sensuali e struggenti. I temi ricorrenti del poeta del tango riguardano tematiche di carattere universale come l’amore, quasi sempre sofferto e perduto, o fenomeni sociali tipici di Buenos Aires, la sua città natale.

Per parlare di tango occorrerebbe un’intera enciclopedia, perché non si tratta solo di ballo, musica, canzone, poesia, ma è un fenomeno sociale e culturale assai complesso.
Nessun altro ballo ha una storia così ricca ed avvincente. E’ nato tra gente poverissima ed emarginata e quando è uscito dal ghetto, ha suscitato scandalo e stupore ed è stato condannato sia dallo Stato che dalla Chiesa in ogni continente. Nonostante questo (o grazie a questo) è diventato uno dei balli più prestigiosi fra quelli attualmente praticati al mondo.
Ancora oggi è in grado di incantare e coinvolgere folle sempre più ampie e richiamare l’attenzione da parte di studiosi e artisti.

In una società in cui tutto è effimero, il tango si ripropone diffondendosi ovunque (soprattutto in Europa, America e Giappone) con la sua struggente passionalità e la sua rinnovata attualità.

 

Le origini

Tutto ciò che riguarda il tango (etimologia, musica, danza) è avvolto dal mistero e dalla nebbia, come i luoghi da dove presumibilmente è uscito…

Le sue origini sono effettivamente assai confuse e discusse e affondano le radici nella miseria e nell’emarginazione sociale. La triste storia del tango inizia negli ultimi due decenni del XIX secolo nei sobborghi di Buenos Aires e Montevideo, i due porti sull’estuario del Rio de la Plata, ma il termine tango ha origini assai più remote.

Gli schiavi negri nell’antica Montevideo chiamavano tangòs i luoghi, generalmente chiusi al pubblico, dove celebravano festività e cerimonie al suono dei tamburi. Oltre ai luoghi, con lo stesso termine si indicavano indifferentemente i tamburi e i rituali stessi.

Dopo l’abrogazione della schiavitù il termine rimase ad indicare le associazioni di negri liberi (associazioni di mutuo soccorso e di culto).

Nella lingua locale, gli stessi luoghi venivano chiamati tambor.

Come si diceva poco sopra, il tango fa la sua comparsa verso la fine del XIX secolo.
Appare all’improvviso come una sorta di linguaggio comune dei porteños (folle di immigrati italiani, spagnoli, tedeschi, russi, che abitano fianco a fianco), nei cui cortili di casa le note e i passi uniscono le persone più di quello spagnolo/castigliano sgrammaticato che ciascuno si sforza di parlare.

E nell’arrabal (il quartiere di periferia), si realizza l’incontro fra la gente del porto e la gente delle campagne.

Il tango si diffonde rapidamente fra la povera gente, ma viene rifiutato dalla buona società che continua a coltivare danze d’importazione europea. Questo rifiuto favorisce uno sviluppo clandestino del tango che trova soprattutto nei bordelli e locali malfamati di ogni genere l’ambiente ideale per la sua fioritura, conquistando in tal modo l’appellativo di ballo della malavita.

I testi dei primi tanghi come pure i racconti di Jorge Luis Borges descrivono molto fedelmente storie drammatiche di uomini e donne che hanno consumato la propria vita in tali ambienti.

Il tango è il frutto dell’incontro di tradizioni musicali provenienti da più continenti.
La sua musica ha un carattere mondiale e il ballo è un momento di incontro, conoscenza, evasione e passione. E’ un ballo di coppia che va decisamente controcorrente, rompe abitudini consolidate da tempo e segue una logica totalmente innovativa e trasgressiva, non tanto per l’abbraccio molto stretto quanto per la stranezza e la complicazione dei passi che non seguono alcuna regola codificata, in netto contrasto con i balli in voga in quel periodo, fondati su una figura di base da ripetere fino alla noia, con qualche occasionale variante.

Il tango, privo di schemi e coreografie predefinite, è un linguaggio con cui esprimersi liberamente e dai vecchi maestri era giustamente definito “il linguaggio dell’abbraccio”.

Le melodie del tango sono così ricche di differenti coloriture musicali, gli stili interpretativi e gli impasti strumentali così diversi, la poetica dei testi così mutevole, che passare da un brano all’altro significa di fatto entrare in una condizione emozionale completamente nuova, che ispira e favorisce un portamento e uno stile che non è mai lo stesso.

In origine il tango è solo musica per accompagnare la danza. Viene suonato per strada o in feste private e per questo gli strumenti devono essere facilmente trasportabili. La formazione tipica è un trio di flauto, arpa e violino oppure flauto, chitarra e violino o anche clarinetto, chitarra e violino. Successivamente il flauto viene sostituito dal bandoneòn, che grazie al genio di numerosi interpreti, nel nuovo secolo diventerà la voce più caratteristica del tango. Questo strumento ha una straordinaria capacità espressiva, un timbro alquanto singolare e inoltre, agendo con abilità sul mantice, permette di ricavare variegate coloriture sonore e accentuazioni dinamiche.
Il bandoneòn impresse al tango la caratteristica cadenza struggente e quasi lacerante che lo fece diventare veicolo per eccellenza di tutte le passioni dell’animo umano.

All’inizio del XX secolo, il tango comincia ad entrare nei teatri e nei caffè. Non è più indispensabile avere strumenti facilmente trsportabili e così si impone il trio bandoneòn, violino e pianoforte e l’orchestrazione diviene sempre più ricca. Intorno al 1910 al trio si sostituisce il sexteto tipico: 2 bandoneònes, 2 violini, pianoforte e contrabbasso e qualche anno dopo vengono aggiunte anche le parole e il canto.

Cominciano così a dedicarsi al tango strumentisti e direttori sempre più colti musicalmente, molti dei quali di discendenza italiana.

Il vero successo arriva però soltanto verso il 1913, vale a dire dopo che la Francia e l’Europa intera lo riconoscono come il ballo del momento. A Buenos Aires vengono aperti lussuosi locali con nomi francesi e arredati secondo la moda parigina. Dopo averlo inventato, ostacolato e deriso, l’Argentina adotta ufficialmente il tango, che diventa la più grande attrazione artistica del paese.

In Europa approda nel 1911. Viene presentato all’Esposizione Universale di Parigi e riceve consensi entusiastici sia da parte dei maestri di ballo che da gran parte del pubblico, ma desta scandalo e indignazione non soltanto nel mondo ecclesiastico ma anche in quello accademico.

La stampa non perde occasione per lanciare messaggi allarmanti sostenendo che il tango è un attentato alla morale in quanto consente di fare in pubblico cose che nel privato farebbero arrossire qualsiasi persona perbene.

Ciò nonostante gli addetti ai lavori, più realisti e lungimiranti dei giornalisti, riconoscono la potenza di questa danza e si mettono al lavoro per farla accettare anche dai benpensanti.
In breve tempo il tango conquista tutte le città europee e americane e nascono ovunque scuole e locali dedicati a questo fenomeno. Sopravvive a due guerre mondiali ed alle mode dei balli del momento ed arriva ai giorni nostri con la freschezza, il vigore e la passione delle origini.

 

 

Liberamente tratto da:
Il Tango - un po' di storia di
Elisabetta Muraga
Il Tango - sentimento e filosofia
di vita - Xenia Edizioni,
Milano 2000.

 

SCARICA LA RASSEGNA STAMPA SULLA STORIA DEL TANGO E SULLA PROCLAMAZIONE DEL TANGO, COME PATRIMONIO IMMATERIALE DELL’ UMANITA’ DA PARTE DELL’ UNESCO

Lascia il tuo commento!